Ho viaggiato per un mese nella Bolivia andina e nel Cile settentrionale nell'estate del 2000 con il gruppo Licciardello. 

Questo viaggio ha toccato la zona andina della Bolivia, compresa tra la Cordillera Centrale e la Cordillera Real, e i parchi nazionali del Cile settentrionale. 
E' un viaggio sempre in quota, tra i 3000 e i 4500 metri, in alcuni tratti si arriva addirittura a 5000 metri. 
L'altitudine è la difficoltà maggiore, che può causare anche rischi alla salute. Bisogna quindi valutare se si possiedono le condizioni fisiche necessarie. 
L'escursione termica è notevole e bisogna attrezzarsi con abbigliamento da alta montagna.
Gli spostamenti e le escursioni sono stati fatti in pulman di linea, in fuoristrada o in pulmini 4×4. 
In Bolivia le strade sono pessime, mentre in Cile la situazione è migliore, con tratti anche asfaltati. 
E' un viaggio principalmente di interesse naturalistico, per chi ama la natura selvaggia, il deserto e la montagna. 

LA PAZ

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La Paz è una città che sta raggiungendo i due milioni di abitanti. 
Si estende lungo un canyon largo 5 chilometri ad un'altitudine di circa 4000 metri. 
In basso si trovano i quartieri più ricchi e turistici, dominati da incredibili bizzarrie edilizie, in un'accozzaglia architettonica che va dal grattacielo vetri e specchi allo chalet svizzero. 
In cima al canyon e sull'altipiano si sviluppa invece El Alto, la zona più povera e fatiscente della città.
A La Paz ci sono tante cose da fare: visitare la cattedrale e i musei; gironzolare per le bancarelle intorno a Calle Sagarnaga; passeggiare per il mercato delle streghe; salire con un collectivo a El Alto e godere dal mirador il panorama spettacolare della città, magari al tramonto quando l'Illimani si tinge di rosso. 

Da La Paz si possono poi organizzare diverse escursioni nei dintorni, spedizioni alpinistiche e tour nel resto del paese, attraverso le numerose agenzie di viaggi. 
Una delle escursioni più interessanti è a Tiwanaku, grande centro cerimoniale sorto intorno al 700 a.C. 
Nel 1200 questa civiltà era già "perduta" e tre secoli dopo il sito fu saccheggiato dagli spagnoli. 
I tesori di Tiwanaku furono portati via o distrutti da fanatici religiosi e oggi è rimasto molto poco: la piramide Akapana, il Templete semisubterraneo, alcuni monoliti, la Puerta del Sol, reperti d'oro e d'argento conservati soprattutto a La Paz. 
Tiwanaku è il principale sito archeologico della Bolivia e la sua visita richiede una giornata intera. 

Il Cerro Chacaltaya, la cui cima arriva a 5345 m ed è coperta da un ghiacciaio quasi estinto, si trova nel bel mezzo della magnifica Cordillera Real.
Con un mezzo si arriva, attraverso una strada ripida e abbastanza pericolosa, al centro servizi a circa 5000 m.
A piedi si percorrono gli ultimi 300 m in salita (il sentiero è largo e sicuro, anche se ripido), che a causa dell'altitudine sembrano 3 km! 
Però ne vale la pena, perchè dalla cima si gode una panorama stupendo della Cordillera Real, con le sue cime innevate. 
Bisogna però trovare una giornata con tempo buono e cielo sereno, altrimenti si rischia di non vedere il panorama. 

Il Canyon de Palca o del Huaricunca è un canalone scavato tra le rocce dal Rio Huaricunca, che ha formato picchi e calanchi spettacolari.
Per raggiungerlo da La Paz si passa anche attraverso la Valle de Las Animas, con imponenti erosioni a canne d'organo e un piccolo cimitero aymara, al quale si deve, probabilmente, il suggestivo nome della zona. 
In questa zona a est di La Paz si possono fare anche molti trekking più o meno difficili e impegnativi.

SUCRE

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Sucre, la “città bianca” delle Americhe, è una cittadina di circa 100 000 abitanti. 
Si trova in una valle circondata dalla Cordillera de Los Frailes, ad un’altitudine di 2790 m, piuttosto bassa per la Bolivia andina. 
Gode perciò di un clima mite e gradevole. 
Nonostante La Paz sia diventata il centro governativo del Paese, a Sucre si riunisce ancora la Corte Suprema, permettendo così agli abitanti di credere che la loro città rimanga il vero cuore della Bolivia. 
Sucre ha una forte impronta coloniale. 
I Surenos preservano questo stile dipingendo rigorosamente di bianco case e palazzi.
Per godere di un'ottimo panorama della città basta salire sul tetto del Convento di San Felipe Neri. 

Un altro luogo interessante di Sucre, come di ogni altra città boliviana, è il mercato centrale, una struttura dove si possono trovare sia bancarelle di generi alimentari, sia "stand" dove assaggiare la comida tipica. 
Oltre alla città si possono, ovviamente, visitare i dintorni. 

Appena fuori Sucre c'è la pista dei dinosauri
Basta fermare un taxi per strada e in pochi minuti si raggiunge la cava di cemento alla periferia di Sucre. 
Qui gli operai, rimuovendo uno strato di terra superficiale, hanno fatto venire alla luce uno strato di arenaria su cui alcuni dinosauri impressero le loro impronte 60 milioni di anni fa. 
A quel tempo l'arenaria costituiva il letto orizzontale di un lago o di uno stagno. 
Oggi, in seguito a lontanissimi fenomeni tettonici, lo strato di arenaria è diventato la parete verticale di un rilievo. 
Ovviamente il tutto è all'aperto e soggetto all'azione degli agenti atmosferici, perciò si sta già pensando al modo di preservare queste orme. 

Se ci si trova a Sucre di domenica non bisogna perdere il mercato di Tarabuco, che si raggiunge facilmente in un paio d'ore, prendendo uno dei tanti pulmini che partono dal mercato centrale.
Il mercado campesino di Tarabuco offre folklore locale e artesania. 
E' bello arrivare la mattina presto, per osservare l'arrivo dei campesinos in camion, a dorso di mulo o a piedi. 
Molti uomini indossano i monteras, cappelli in cuoio creati a modello degli elmi spagnoli e i ponchos a righe marroni, nere, gialle e rosse, tipici di questa regione.
Le donne non sono certo meno eleganti e indossano curiosi copricapi da majorette con un pon pon colorato in cima. 
Il business principale del mercato sembra comunque essere la vendita delle foglie di coca, contenute in enormi sacchi di plastica rossa, davanti ai quali si affollano soprattutto gli uomini più anziani.
A Tarabuco si possono comprare molti oggetti tipici dell'artesania boliviana: le mantas e i ponchos sembrano sbucare dappertutto, ci sono pile di maglioni di alpaca e i berretti tradizionali sono in esposizione, pronti per essere indossati (e acquistati) dai turisti. 
I prezzi comunque sono abbastanza alti, proprio perchè ci sono parecchi turisti in giro. 

Da Sucre si possono organizzare dei trekking nella Cordillera de Los Frailes
Noi abbiamo percorso a piedi il sentiero inca da Chataquila a Chaunaca
Poi, con i nostri mezzi 4×4 abbiamo raggiunto la Serranias de Maragua, il cratere di un antichissimo vulcano, all'interno del quale si trovano villaggi e campi coltivati. 
I paesaggi sono incredibili, anche perchè gli ossidi di ferro, bauxite, rame e zinco presenti nelle rocce, hanno colorato queste montagne di giallo, verde, blu e rosso, rendendole spettacolari.

POTOSI

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Potosì è la città della Bolivia che mi è piaciuta di più, per la sua storia e per gli edifici coloniali, chiese, case e piazze ben conservati.
Molto interessante è la Casa Real de la Moneda, l'antica zecca trasformata in museo, dove si trovano importanti testimonianze del passato della città. 
Potosì fu fondata nel 1545, in seguito alla scoperta di un ricchissimo giacimento d'argento nel Cerro Rico, la montagna che domina la città. 

Sebbene si sviluppasse a 4090 m di altitudine, la città crebbe rapidamente e alla fine del XVIII secolo era il più grande e ricco centro dell'America latina. 
La miniera d'argento, che sembrava inesauribile, finanziò per tre secoli gli sperperi della monarchia spagnola. 
Migliaia di schiavi, soprattutto africani, lavorarono in condizioni terribili per estrarre l'argento, costretti a restare sottoterra per 4 mesi. 
Al ritorno in superficie il corpo era duramente provato e rischiavano la cacità.
Morivano molto presto, per gli stenti o per la silicosi. 
Un detto locale abbastanza macabro pare che reciti più o meno così: con l'argento del Cerro Rico si sarebbe potuto costruire un ponte fino a Madrid, ma con i cadaveri di quelli che lo estrassero si sarebbe potuto costruire un ponte fino a Madrid e tornare indietro a Potosì. 

Il declino di Potosì coincise con il crollo dei prezzi dell'argento e con i primi segni di esaurimento del giacimento. 
Oggi lo sfruttamento del Cerro Rico, ormai ridotto a un groviera, è affidato a una miniera privata e a una serie di piccole cooperative di minatori. 
Il lavoro è duro ed è sempre più difficile trovare del minerale.
Le varie agenzie della città organizzano brevi visite della miniera. 
Ovviamente bisogna prima indossare il look "geologo" di moda quest'anno: casco di protezione, giacchetto impermeabile per salvare i vestiti e stivali di gomma.
L'interno della miniera è abbastanza angusto, ma in agosto si stava bene, non era freddo nè caldo. 
Abbiamo discusso un po' tra di noi sull'autenticità o meno di quello che abbiamo visto: l'omino che ha fatto saltare il candelotto di dinamite sembrava che ci stesse effettivamente aspettando! 
Ma a parte questo ne vale la pena.

TUPIZA

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Tupiza è una piccola città di circa 30 mila abitanti.

Si trova a 2950 m di altitudine, circondata dalla spettacolare Cordillera de Chicas.

L'economia si basa sull'agricoltura e sull'estrazione di minerali, ma la città gode soprattutto della vicinanza al confine argentino. 

Nel piccolo mercato si trovano infatti parecchi articoli di elettronica e montagne di scarpe da ginnastica delle marche più famose (ma saranno originali?).
Il turismo stava appena nascendo e le agenzie turistiche erano poche, ma comunque efficienti. 

Da Tupiza si possono organizzare escursioni e trekking nei dintorni, che offrono scenari da Far West, con canyon, quebrade (depressioni alluvionali), montagne ricoperte da diverse varietà di cactus.

Non a caso arrivarono fin qui Butch Cassidy e Sundance Kid, fecero una rapina alla Huaca Huanusca e vennero beccati e fatti fuori a San Vincente. 
Così, almeno, narra la leggenda, dato che quando nel 1991 un gruppo di studiosi aprì quella che si pensava fosse la loro tomba, scoprì solo il cadavere di un minatore tedesco!

In un paio di giorni, dormendo a Tupiza e spostandoci con dei 4×4, abbiamo visitato:
– Entre Rios, punto panoramico alla confluenza tra il Rio Tupiza e il Rio San Rafael; 
– la Angostura, stretto passaggio tra la roccia, scavato con dinamite e picconate;
– Salo, piccolo villaggio da cui transitarono i due famosi fuorilegge di cui si parlava sopra; 
– la Quebrada Seca, con spettacolari rocce rosse; 
– la Quebrada de Palmira, con la Valle de Los Penes, incredibili formazioni rocciose di aspetto innegabilmente fallico.

LE LAGUNE

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L'Altipiano meridionale è una vasta zona della Bolivia, al confine con Cile e Argentina. 
E' un territorio con vulcani ancora attivi, geyser, acque termali, lagune e deserti di sale. 

L'Altipiano meridionale è saturo di minerali, che mischiandosi all'acqua delle lagune andine producono colori impensabili. 
Le foto di questi luoghi sono spettacolari. 

La Laguna blanca è tale per la presenza di sali biancastri di borace, sodio, magnesio e gesso. 
Nella Laguna colorada il colore rosso è dovuto alle alghe e ai plancton che crescono rigogliosi nelle sue acque. 

In luglio e agosto, che corrispondono all'inverno australe, alcune lagune come la verde sono in parte coperte di ghiaccio e non è possibile ammirarle al meglio, ma è comunque un bellissimo spettacolo. 
La bellezza di questi luoghi rende più facile sopportare la durezza del clima in agosto: la temperatura scende anche a -20° nella zona della Laguna Colorada, di giorno il sole mitiga leggermente il vento gelido e si raggiungono temperature di 8/10°. 
Si viaggia sempre ad altitudini comprese tra i 3800 m e i 5000 m ed è facile sentire affanno o avere mal di testa. 
Il soroche non va sottovalutato e bisogna essere attrezzati con farmaci (aspirina e diuretici in particolare) e ossigeno. 

Il terreno dell'Altiplano sarebbe anche fertile, ma il clima freddo e arido rendono impossibile coltivare la terra.
Le uniche attività sono l'allevamento dei lama e delle alpache, l'estrazione di minerali e lo sfruttamento dei sali.
Le strade sono sterrate, talvolta in pessimo stato.
Non esistono mezzi pubblici, del resto ci sono pochissimi villaggi perchè si tratta di una delle zone più desertiche del mondo. Per visitare queste zone è necessario noleggiare un 4×4 con l'autista e portarsi dietro viveri e acqua. 
Le agenzie che organizzano queste escursioni sono principalmente a La Paz, a Uyuni e a San Pedro de Atacama.

SALARES

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Vedere i salares e in particolare il più bello di tutti, il Salar de Uyuni, era lo scopo principale di questo viaggio: non siamo rimasti delusi.
Durante i corrugamenti che formarono le Ande milioni di anni fa, "pezzi" di oceano rimasero imprigionati tra le montagne, formando grandi laghi salati.
Con il passare del tempo l'acqua si è prosciugata, lasciando questi immensi depositi di sale: i salar di Uyuni e Coypasa in Bolivia, i salar di Atacama e di Surire in Cile.
A Uyuni il paesaggio è surreale, con il bianco abbagliante del sale a cui fa contrasto il blu del cielo. 

Il Salar di Uyuni è anche una zona per l'estrazione e l'impacchettamento del sale. 
Se ne occupano principalmente i campesinos di Colchani, un piccolo villaggio ai bordi del salar. 
Staccano il sale con picconi e pale, lo fanno asciugare su piastre calde e lo impacchettano.
Con il sale vengono fatte anche statuette, tavolini, sgabelli.
L'Hotel Playa Blanca, che si trova quasi al centro del Salar de Uyuni, è completamente costruito con mattoni di sale e arredato con mobili di sale.
I prezzi sono, ovviamente, salati, ma vale la pena di vederlo. 

Proprio al centro del Salar de Uyuni si trova la celebre Isla de Pescado, una roccia a forma di pesce, meta di tutte le escursioni turistiche. 
Le rocce scure formano uno splendido contrasto con il biancore del deserto. 
Inoltre l'isola è coperta da cactus trichocereus, che aumentano ancora di più la bellezza dello scenario. 

Il Salar de Coypasa, poco più a nord del Salar de Uyuni, è meno turistico e più piccolo.
Il paesaggio è lo stesso, ma siccome è più piccolo non si ha quella sensazione di bianco a perdita d'cchio che si ha a Uyuni.
Anche qui viene estratto e commercializzato il sale dai campesinos del villaggio omonimo.

PARCHI CILENI

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Abbiamo percorso la zona andina del Cile, che va dal Vulcano Licancabur al Vulcano Parinacota, costeggiando il confine con la Bolivia. 

Già da diversi anni il Cile ha intrapreso una politica di tutela e valorizzazione del suo patrimonio naturale, creando parchi e riserve. 

Sebbene i parchi del Cile meridionale siano più conosciuti, anche quelli del nord sono molto belli. 
Offrono una grande varietà di paesaggi, oltre alla passibilità di osservare nel loro elemento naturale fenicotteri, viscacce, vigogne e rapaci. 
Questi animali, che in Bolivia scappano appena arriva un'auto, in Cile permettono ai turisti di avvicinarsi maggiormente e questo la dice lunga sulla differenza tra i flussi turistici nei due paesi! 
Da San Pedro de Atacama abbiamo organizzato le escursioni alla bellissima Valle della Luna, da cui si gode uno spettacolare tramonto sul Licancabur; a El Tatio, geyser e acque termali all'interno di un antico cratere; a Chuquicamata, la più grande miniera di rame a cielo aperto del mondo, che costituisce il 50% delle esportazioni cilene. 
Da Iquique siamo invece partiti per Putre con dei 4×4, visitando lungo la strada: 
– il Cerro Pintado e El Gigante, glifi di antiche civiltà preincaiche; 
– a El geyser; 
– il Salar de Surire; 
– la Reservas Nationales de las Vigunas; 
– il Parque Lauca, con il Volcano Parinacota e la Laguna Chungarà.

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