Ho viaggiato in Mongolia nel luglio 2014, con il simpaticissimo Gruppo Stangalini di Avventure nel Mondo.

Se ti piacciono i paesaggi sconfinati e il contatto con la natura, la Mongolia è il paese che fa per te.
La densità di popolazione è inferiore solo a quella della Groenlandia, che però non conta, perchè non è uno stato.
Girando per la Mongolia si ha l'impressione che ci siano più capre, cavalli, mucche, yak e cammelli che abitanti… ed è proprio così!
Circa la metà dei tre milioni di Mongoli vive da nomade o semi-nomade e abita nelle ger, rotonde casette di legno e feltro.
Chi non sta nella sua ger nella steppa, abita in una cittadina dai tetti di lamiera colorata o nella caotica capitale Ulaan Baatar.
La stagione migliore per visitare la Mongolia è l'estate, quando il paese è coperto da prati verdi e fiori selvatici, il clima è mite e le piste sono accessibili ai fuoristrada.
Gli hotel e le agenzie organizzano tour del paese che includono mezzi 4×4 con autisti esperti, guide improvvisate, pernottamenti e pasti nei campi di ger.
Verso il 12 di luglio, per celebrare la rivoluzione del 1921, nelle città principali si tiene il Naadam Festival: i Mongoli indossano i coloratissimi abiti tradizionali e assistono alle corse di cavalli, alle gare di tiro con l'arco e agli incontri di lotta.

ULAAN BAATAR

ub

Sia arrivando con un volo internazionale sia scendendo da un treno russo o cinese, il punto di partenza per visitare la Mongolia è Ulaan Baatar, o più confidenzialmene UB.
La capitale mongola è un ammasso caotico di edifici in costruzione e grattacieli coperti di specchi, banche e centri commerciali, musei e monasteri impolverati, auto in coda a tutte le ore e gente che cammina frettolosa sui marciapiedi sconnessi.
Vale tuttavia la pena di rimanere a UB almeno un paio di giorni, per visitare alcuni interessanti luoghi di culto e musei, che raccontano la storia di un'altra Mongolia.
Assolutamente da non perdere: 
– uno spettacolo di musica, danza, canto e contorsionismo al Teatro della Gioventù; 
– le litanie buddiste e gli stormi di piccioni al Gandan Khiid; 
– il museo dei dinosauri, che conserva uova fossili e altre meraviglie archeologiche; 
– il sesto piano dei grandi magazzini di stato dove si trova di tutto, dalle ger in miniatura ai pelosi colbacchi; 
– un elegante negozio di cashmere; 
– uno dei tanti ristoranti BBQ dove carne e verdure vengono acrobaticamente grigliate su immense piastre roventi.

PAESAGGI

paesaggi

"Il grande vuoto". Così una nota rivista ha intitolato una serie di articoli dedicati alla Mongolia.
Ed è proprio una sensazione di vuoto quella che si ha attraversando la steppa del Tov, costeggiando le dune del Gobi e procedendo tra le colline coperte di conifere dell'Arkangai.
Di tanto in tanto si intravedono tre o quattro puntini bianchi ai piedi di una collina o vicino a un corso d'acqua: sono le ger o yurte, le tradizionali abitazioni mobili utilizzate dai pastori nomadi dell'Asia centrale, i cui principi costruttivi non hanno subito significativi cambiamenti dall'epoca di Gengis Khan.
Ci sono anche tocchi di modernità: il generatore, la parabola per la TV, la moto per andare in città, il passeggino per scarrozzare l'ultimo nato. 
Intorno alle ger si trova la mandria, più o meno numerosa, formata dai 5 "gioielli" mongoli: cavalli, pecore, capre, yak/mucche e cammelli.
Essi rappresentano il patrimonio di ogni nomade e la fonte di sostentamento della sua famiglia.

MONASTERI

monasteri

All'epoca di Gengis Khan ogni religione poteva essere professata.
Tuttavia, nei secoli successivi, furono lo sciamanesimo e il buddhismo tibetano i culti che più si diffusero tra la popolazione nomade. 
Nel 1937 Stalin ordinò la distruzione o la chiusura di quasi tutti i monasteri della Mongolia, deportò almeno 18 mila monaci e represse tutte le forme di religione. 
I pochi monasteri che sopravvissero al periodo sovietico, come l'l'Erdene Zuu di Kharkhorin e il Gandan monastery di UB, scamparono alla distruzione perchè furono utilizzati come musei dal regime.
Nei primi anni Novanta, con la fine del regime sovietico, molti monasteri ripresero a funzionare e alcuni furono in parte ricostruiti. 
Oggi il buddhismo tibetano è praticato da circa la metà della popolazione e tra i nomadi sono ancora diffuse forme di sciamanesimo.
In tutti i luoghi di culto della Mongolia saltano agli occhi i khadag (sciarpe buddhiste e sciamaniche) di un intenso blu elettrico. L'importanza di questo colore risale a tempi antichissimi: esso simboleggia il cielo, il sacro Tengher già invocato da Gengis Khan.

NAADAM FESTIVAL

naadam

In Mongolia il più importante evento dell'anno è il Festival Naadam. 
L'evento viene festeggiato in tutto il paese, solitamente tra l'11 e il 13 luglio, anniversario della rivoluzione mongola del 1921.
Il festival principale si svolge a UB e comprende vari spettacoli, oltre alle gare di lotta, tiro con l'arco e corse a cavallo. 
Noi abbiamo preferito assistere al Naadam di Kharkhorin, un festival più rustico e genuino.
Partecipare al Naadam dà l'opportunità di vedere riunita in un solo posto un sacco di gente, cosa rara in Mongolia.
Per questo motivo il Naadam è uno spettacolo nello spettacolo! 
I Mongoli indossano gli sgargianti abiti tradizionali e i vestiti della festa. Tutti si cimentano nel tiro delle freccette per vincere colorati gadget di plastica cinese. Oppure si fanno fotografare mentre indossano elaborati costumi tradizionali e corazze alla Gengis Khan. 
Ai bordi del parterre, ger-guaz servono il meglio dello street food mongolo: piatti di kushuur, khorkhog e spiedini di carne vengono serviti e mangiati con entusiasmo dalla gente del posto e dai turisti.

CUCINA

cucina

Al momento di prenotare il tour della Mongolia, alla mia amica Titti fu chiesto se avesse preferenze alimentari. Lei dichiarò di essere vegetariana e questo la condannò a cene a base di riso, patate, carote, uova e pollo. Pollo? Sì, il pollo non è considerato una vera e propria carne in Mongolia.
Diciamolo francamente: la Mongolia NON è un paese per vegetariani.
I piatti della cucina mongola utilizzano principalmente carne di montone, carne di pecora e carne di manzo. In poche parole: carne.
I Mongoli mangiano carne anche a colazione, però in brodo e mischiata con i tagliolini.
I dolci non si cucinano, ma i supermercati hanno pareti di caramelle, cioccolatini, biscotti e merendine.
A pranzo, quando è possibile, conviene mangiare nelle guaz, osterie che servono per 2-3 euro un piatto a scelta tra ravioli (buuz), tagliolini (tsuivan), panzerotti fritti (kushuur) e zuppe di tagliolini e montone.
Un altro pezzo forte della cucina mongola è il khorkhog, stufato di pecora con verdure, cotto in bidoni di metallo con pietre bollenti. Se nel campo in cui dormite vedrete stese al sole delle pelli di pecora, siate certi che vi sarà servito khorkhog a cena.
UB è più sofisticata e pullula di BBQ restaurant, dove giovani cuochi saltano carne e verdure su griglie tonde come le ger.

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