Tra tutti i paesi che ho visitato il Perù è uno di quelli che mi hanno più affascinato: i paesaggi andini sono maestosi, la gente è gentile e ospitale, 
i mercati sono un'esplosione di colori e le misteriose rovine delle civiltà precolombiane sfidano ancora oggi gli archeologi di tutto il mondo. 
Ho viaggiato in Perù nel luglio del 1998 con un gruppo di nove persone, capeggiato da Guido Bertelli, el mejor capogruppo del mundo.

Il Perù dispone di una buona struttura turistica: quasi dappertutto ci sono agenzie di viaggio capaci di organizzare escursioni, prenotare alberghi o riconfermare biglietti aerei. 
Il paese è collegato da numerose linee di pulman, come la Ormeno e la Cruz del Sur, con più corse al giorno. 
Le linee aeree nazionali collegano le città principali ed è possibile acquistare dei biglietti Visit Perù anche in Italia. 
La tenda non è necessaria, perchè anche nei piccoli villaggi o nelle isole sul Titicaca è possibile pernottare e mangiare in case private. 

CULTURA

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Le civiltà che si sono succedute o hanno convissuto in Perù sono numerose: Moche, Chimu, Nasca, Tiahuanaco, Kolia, Uros sono le più note, anche se gli archeologi stanno ancora scavando per risolverne i misteri. 
Gli Inca furono solo l’ultima di queste civiltà: il loro impero era relativamente recente e caratterizzato da una veloce e potente espansione militare, quando venne spazzato via dagli Spagnoli. 
La cultura peruviana quindi non è identificabile con gli Incas, ma è piuttosto il prodotto di tutte le civiltà che si sono succedute nei secoli. 

L'ARCHITETTURA – Prima di dare l’avvio a qualsiasi costruzione, gli Inca facevano schizzi e disegni in scala, utilizzando avanzati sistemi di misura.
Una cosa che stupisce è l’incredibile abilità sviluppata in campo ingegneristico e nella lavorazione delle pietre, con tecniche del tutto originali. 
A causa della mancanza di fonti storiche, non ci sono certezze assolute sulle tecniche usate dagli inca per creare e incastrare queste grandi pietre, ma sono state fatte delle ipotesi.
Probabilmente le pietre venivano modellate con scalpelli di pietra più dura (nessuna civiltà peruviana utilizzava arnesi di metallo). 
Il lavoro era abbastanza semplice con le pietre di piccole o medie dimensioni, ma diventava più complicato con i grossi monoliti, come quelli di Saqsaywaman. 

Forse gli Inca utilizzavano dei modelli a grandezza naturale della forma che le pietre dovevano assumere. 
L’esempio più famoso di questa tecnica di costruzione è la pietra con i dodici angoli di Cuzco. 
Le civiltà peruviane non sapevano costruire gli archi, ma utilizzavano una forma trapezoidale, di cui ci sono numerosi esempi a Machu Picchu. 
Oltre alla pietra, un materiale da costruzione ampiamente usato era l’adobe, cioè il mattone di terra seccato al sole. 
Intere città, come Cahuachi o Chan Chan, furono edificate con questa tecnica. Per migliorare la qualità dei mattoni, il fango veniva talvolta mischiato con foglie o erba secca e talvolta con la lana di lama o alpaca.
L’adobe era preferito sulle Ande per la facilità di fabbricazione e perché ha il potere di conservare dopo il tramonto il calore accumulato durante il giorno.

LE FOGLIE DI COCA – Nella società inca l’uso delle foglie di coca (Erythroxylon coca) era rigidamente controllato, perché venivano considerate magiche per i loro effetti.
Dopo la Conquista spagnola, si formarono due opposte fazioni: la Chiesa voleva abolirne completamente l’uso, perché era intimamente conneso alla religione andina; l’altra fazione sosteneva l’importanza economica della coca, che consentiva alle popolazioni andine, praticamente in condizioni di schiavitù, di sopportare pesanti ritmi di lavoro. 

Senza contare gli introiti che derivavano dalla sua coltivazione. Oggi le foglie di coca sono ancora un elemento indispensabile per la religione andina, perché permettono ai "medium" di predire il futuro.
Inoltre le foglie, usate per infusi o pozioni, sono considerate un’ottima medicina per curare il "soroche", il mal di testa, il mal di stomaco e i reumatismi.
Molti adulti masticano coca mischiata a quinua e lime: questa "palla" ha sicuramente il potere di attenuare la stanchezza, la fame e la sete, ma non sembra avere effetti secondari o comunque sono molto inferiori a quelli che producono l’uso di tabacco o alcolici. 
La coca non serve solo per fabbricare la cocaina: viene utilizzata nella produzione di sigarette, caramelle, dentifrici e naturalmente della Coca Cola. 
Viene coltivata nell’alta foresta amazzonica, tra gli 800 e i 1800 metri di altitudine; ufficialmente il Governo peruviano ne controlla la produzione, che viene impiegata per scopi principalmente farmaceutici.
E’ noto però che numerosi agricoltori la producono e la vendono illegalmente, anche se la cocaina prodotta con la coca peruviana è minima se confrontata a quella della Colombia. 
La questione è: chi ha più responsabilità? Chi produce, chi commercia o chi consuma la droga? 

L'ARTIGIANATO – In Perù è possibile comprare bellissimi tessuti di cotone o di lana dai vivaci colori, tra cui predominano il rosso, il nero e il bianco. Inoltre è possibile acquistare maglioni, sciarpe, berrette, guanti di lana o di alpaca fatti a mano e ricamati. 
Ogni isola del Lago Titicaca ha qualche prodotto di artigianato caratteristico: arazzi, giacche, ceramiche, ce n'è per tutti i gusti!

LIMA

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In luglio e agosto a Lima fa molto caldo e la garua, una cappa opprimente di umidità, avvolge la città. 
Del resto gli Spagnoli scelsero questo luogo unicamente per la sua posizione strategica.
E' una grande città, con circa 7 milioni di abitanti.
E' molto viva, una delle cosiddette città "che non dormono mai", ed è piena di contrasti: il centro storico è molto gradevole, con palazzi e chiese del periodo coloniale restaurati; la zona di Miraflores è modernissima, con grattacieli, parchi, pubs, ristoranti e negozi eleganti; i quartieri popolari sono abbastanza deprimenti, spesso le case sono delle catapecchie. 

Dappertutto c'è un traffico delirante, con i clacson delle macchine che strombazzano in continuazione e lo smog generato dai tubi di scappamento che impedisce di respirare.

A parte il quartiere di Miraflores, non è molto consigliabile girare di notte.
A Lima ci sono circa una cinquantina di musei, alcuni dei quali valgono davvero la pena di una visita, come il Museo Nacional de Archeologia y Antropologia o il Museo de l'Oro.

NORD

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La parte nord-occidentale del Perù non viene spesso raggiunta dai turisti, anche perchè è abbastanza fuori mano, rispetto alle mete consuete del Titicaca e di Cusco.

Vale invece la pena di impiegare qualche giorno per raggiungere Trujillo, che conserva i resti di civiltà antichissime, oppure Huaraz, attraversando i bellissimi paesaggi della Cordillera Blanca e della Cordillera Nigra. 

Trujillo, situata a 560 km a nord di Lima, è facilmente raggiungibile con i pulman di linea che costeggiando la strada litoranea, attraversano il monotono deserto costiero. 
In luglio e agosto è abbastanza caldo e il cielo è quasi sempre coperto da una cappa di umidità. 
Nell'estate australe Trujillo è una località balneare, che attira numerosi peruviani in vacanza.
Lungo la spiaggia si possono vedere i pescatori locali, che pagaiano contro le onde dell'Oceano Pacifico su curiose barchette in giunco. 

Appena arrivati in città abbiamo visitato la Huaca Arco Iris, il piccolo ma interessante museo di Trujillo, la Huaca del Sol y de la Luna e la cittadella di Tshindu a Chan Chan. 
Gli ultimi due sono grandi centri cerimoniali in mattone crudo delle civiltà Moche e Chimu. 

Chan Chan i muri perimetrali e le decorazioni ricordano elementi marini, come reti, onde, cormorani, a testimonianza del profondo legame di questa cultura con il vicino Oceano. 
Gli archeologi stanno scavando e restaurando, ma si tratta di un compito veramente enorme, considerata la vastità delle aree da scavare. 

Huaraz è una piccola cittadina che offre diverse possibilità di trekking, passeggiate o escursioni nella Cordillera Nigra e nella più popolare Cordillera Blanca. 

Noi avevamo pochissimo tempo da dedicare a questa zona e abbiamo scelto un'escursione in pulmino a Chavin de Huantar, che si trova a circa 4 ore di tremenda strada sterrata da Huaraz. 
A Chavin si possono visitare i pochi resti della più antica civiltà peruviana. 
Il sito non è indimenticabile, ma per raggiungerlo si attraversano luoghi molto belli: montagne quadrettate dai campi coltivati, piccoli villaggi, laghetti e greggi di alpache.

SUD

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Dopo il breve giro nel nord del paese, siamo ripassati per Lima e subito ripartiti per Pisco, che dista circa 250 km dalla capitale.

Pisco è una piccola città, ma è molto vivace. 
La sera è bello sedersi in un pub a sorseggiare il famoso cocktail "Pisco sour" fatto con pisco, lime, chiara d'uovo e cannella. 
Da Pisco si organizza l'escursione di circa tre ore alla Penisola di Paracas e alle Isole Ballestas. 

La penisola di Paracas è ricca di testimonianze del passato e di luoghi di interesse naturalistico.
Con una barca a motore abbiamo costeggiato la Penisola di Paracas, per vedere il famoso "candelabro". 

Poi abbiamo puntato sulle Isole Ballestas, degli isolotti rocciosi coperti di prezioso guano, depositato dalle migliaia di uccelli marini che li popolano. 
Non è possibile approdare, ma girando intorno agli scogli si possono avvistare i pinguini, le foche e i leoni marini, che vivono tra le rocce e negli anfratti. 

Nasca, 200 km a sud di Pisco, è una piacevole cittadina intorno alla quale sorgono diversi siti archeologici. 
Una delle testimonianze più antiche sono le famose linee di Nasca, scoperte nel 1927 e restaurate grazie all'iniziativa di Maria Reiche. 
Sono grandi figure "scolpite" nella roccia della Pampa de Jumana, che hanno dato vita a numerosissime interpretazioni, le più fantasiose delle quali coinvolgevano addirittura gli alieni.
Oggi l'ipotesi più accreditata le considera linee create con una tecnica di ingrandimento in scala, che probabilmente venivano percorse a piedi durante riti religiosi.
Tra le più belle ci sono il Colibrì (largo 50 metri), il Pellicano (largo 285 metri), il Ragno (largo 46 metri).
Sono comunque tantissime, sparse per un territorio di diversi chilometri quadrati. 
Il modo migliore per vederle è acquistare un passaggio aereo (45 USD nel 1997), che permette di sorvolare le linee più belle e più visibili, sempre che le condizioni atmosferiche lo permettano.
Il volo viene effettuato con aerei da 6/8 posti e le correnti ascensionali lo rendono piuttosto "movimentato". 

Altri luoghi di interesse archeologico, nei pressi di Nasca sono:

Cahuachi – centro cerimoniale edificato in mattoni crudi, su un'area di circa 24 kmq, tra il 500 a.C. e il 350 d.C.. Nel 1997 ci lavorava l'archeologo bresciano Orefici, che ci ha accolto gentilmente nel sito e ci ha personalmente accompagnato a visitare gli scavi. Nel 1997 era in progetto l'allestimento di un piccolo museo, per raccogliere alcuni reperti e una descrizione degli scavi.

Chauchilla – cimitero pre-incaico profanato dagli Spagnoli, dove dove è ancora possibile vedere alcune mummie, abbastanza impressionanti con i loro teschi bianchi, i vestiti e le incredibili parrucche di capelli veri.

Estaquería – complesso archeologico della civiltà Nasca, con un osservatorio dei movimenti solari.

Resti dell'acquedotto dei Nasca – i resti evidenziano l'alto livello raggiunto da questo popolo nell'ingegneria idraulica.

AREQUIPA

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Arequipa sorge ai piedi del vulcano Misti.
E' soprannominata la "Ciudad Blanca", perchè i suoi edifici sono costruiti con pietra lavica biancastra.
E' una bella città, con un ottimo clima e alcuni importanti monumenti. 
Il più famoso è il Monastero di Santa Catalina, una sorta di città nella città, pieno di vicoli e casette, che in passato arrivò ad ospitare fino a 450 monache.
Nella regione di Arequipa si trova il Colca Canyon. Merita un'escursione di almeno due o tre giorni, che si può facilmente organizzare da Arequipa.
Ricordo ancora la bellezza del paesaggio con le colline coltivate a terrazze, i coloratissimi abiti indossati dalle donne e i condor maestosi, che si alzano in volo nella tarda mattinata, emergendo da una gola profondissima e planando sulle teste dei turisti.
Secondo le cronache del tempo, durante la Conquista spagnola vivevano nel Colca Canyon circa 60 mila indios. 
Dopo pochi anni erano ridotti a 2 mila, perchè quasi tutta la popolazione era stata deportata per lavorare nelle miniere di oro, argento e rame. Attualmente vivono nella zona circa 30 mila persone, suddivise in 14 pueblos.

TITICACA

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Il lago Titicaca è per due terzi peruviano e per un terzo boliviano. 
Con i suoi 3820 metri di altitudine e i suoi 170 chimometri di lunghezza, è il più alto lago navigabile del mondo e il più grande lago del Sudamerica. 
L'aria è sempre tersa e i colori del paesaggio sono fantastici.
Numerose popolazioni hanno vissuto lungo le sue sponde e sulle sue isole: Uros, Tiahuanaco, Kolia, Incas, Spagnoli.
Dovunque ci sono testimonianze di questo passato: nei piccoli musei locali, nei siti archeologici, nei costumi che gli abitanti delle isole ancora indossano. 

La principale città sul Titicaca è Puno, che ha il consueto aspetto delle città coloniali peruviane: strade lastricate, case bianche, una grande Plaza des Armas.
C'è un vivace mercato, con numerose donne che indossano il costume tipico della zona, molto più simile allo stile boliviano con sottanoni e bombetta.
A Puno ci sono numerose agenzie di viaggio, che permettono di organizzare facilmente le escursioni nelle isole del Titicaca. 

Nei pressi di Puno si trova Sillustani, un interessante sito archeologico, dove ci sono alcune huaca e tombe (o chulpe) pre-incaiche. 
La più famosa chulpa dei Kolia è una sorta di cilindro alto circa 13 metri, eretto con la consueta tecnica delle pietre incastrate e parzialmente danneggaito da un fulmine, che lo colpì negli anni settanta. 
Un altro sito interessante è Tihuanaco, che si trova in Bolivia. 

Noi abbiamo costeggiato la parte meridionale del lago (provenivamo da La Paz e ci dirigevamo verso Puno). 
In base al nostro itinerario, scegliemmo di visitare la boliviana Isla del Sol, la peruviana Isla Taquile, le isole galleggianti degli Uros. 

La Isla del Sol è la più grande del Titicaca. 
E' ancora coltivata a terrazze e ci sono resti di templi; un piccolo museo conserva piccoli reperti in oro trovati in un tempio sommerso, testimonianza che il livello del Titicaca migliaia di anni fa era molto più basso.
La Isla del Sol offre sistemazioni per la notte molto spartane. 
Il paesaggio è meraviglioso. 

La Isla Taquile è invece famosa per i lavori di artigianato: gli uomini intrecciano con ferri da calza sottilissimi dei variopinti cappelli, guanti, fasce, ponchos. 
A Taquile siamo incappati nella festa del patrono, che viene celebrata con musiche e danze nella piazza principale: i costumi tradizionali sono sgargianti e bellissimi! 

Gli Uros sono una piccola etnia, che vive da tempo immemorabile sul Titicaca. Abitano in semplici capanne su isole galleggianti fabbricate da loro stessi, con un tipo di canna che cresce nel lago. 
E' possibile acquistare i loro lavori di artigianato e fare un giro sulla "totora", la canoa di canne che rappresenta il loro mezzo di trasporto.

CUSCO

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Cusco è la più bella città del Perù.
Antica capitale degli Inca, fu conquistata e praticamente ricostruita dagli Spagnoli, che demolirono gli edifici inca, per ricostruire sulle loro fondamenta chiese e palazzi.
Tutti gli edifici di Cusco hanno quindi uno "zoccolo" di pietre inca e un corpo in stile coloniale; l'esempio più incredibile è la Cattedrale, che conserva ancora al suo interno parti consistenti del precedente edificio inca.
Cuzco merita una sosta di almeno un giorno, per visitare le chiese, per camminare nelle vie lastricate, per gironzolare nel grande mercato. 

Da Cusco in mezza giornata si va a visitare la Valle Sagrada con le rovine delle fortezze inca: Saqsaywaman, Q'enqo, P'isac, Puka-Pukara, Tambomach'ay.
La costruzione di Saqsaywaman fu iniziata dal nono Inca Pachakuteq intorno al 1438. 
Era un centro cerimoniale molto importante e così ben protetto, da diventare una sorta di fortezza, quando gli Inca dovettero difendersi dall'invasione spagnola.
Oggi del bellissimo sito, che domina Cusco, rimangono solo le mura.
La maggior parte degli edifici fu smantellata dagli spagnoli, che utilizzarono le pietre per costruire la Cattedrale e i vari palazzi della città. 
A Q'enqo, Puka-Pukara, Tambomach'ay è possibile ammirare le rovine restaurate di altri centri inca. 

Pisac un'intera collina è modellata dal sistema a terrazze, che gli Inca utilizzavano per poter coltivare queste terre montuose. 

Cusco è il punto di partenza per raggiungere Machu Picchu.
E' possibile partecipare a uno dei trekking di 3, 4 o 5 giorni, offerti dalle agenzie locali. 
Oppure con circa 4 ore di treno si può raggiungere Aguas Calientes, e da lì arrivare al sito archeologico con il pulmino-navetta. 
Se non si bada a spese si può invece optare per l'elicottero!

Non ci sono parole per descrivere Machu Picchu: è un posto leggendario, che colpisce per la incredibile storia di città perduta, per la bellezza delle montagne circostanti e per il fascino del sito archeologico, curatissimo e ben conservato.

AMAZZONIA

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Ci sono vari luoghi in cui visitare l'Amazzonia peruviana, che ricopre tutta la parte nordorientale del Paese.
E' comunque necessario muoversi con guide o tour organizzati, che propongono pacchetti abbastanza costosi di alcuni giorni. 
Noi disponevamo di poco tempo e abbiamo perciò deciso di seguire le orme degli altri gruppi prima di noi, ingaggiando una guida locale e dirigendoci con lei alla missione di Timpia. 
I tre giorni in Amazzonia sono stati decisamente intensi. 
Il primo giorno con 3 o 4 ore di treno strapieno abbiamo coperto il tratto tra Aguas Calientes a Quillabamba; poi abbiamo preso un pulmino che trasporta gli indios locali e, costeggiando il fiume Urubamba, in 10 ore circa siamo arrivati a Tintinikiato, passando da 1500 a 500 metri di altitudine. 
Completamente ricoperti della polvere della strada e abbastanza sconvolti dal viaggio, abbiamo dormito nei nostri sacchi a pelo nel portico di una casetta di pescatori disabitata. 
Il mattino dopo, verso le 8, ci siamo imbarcati sul "Cristo Rey", una lunga lancia a motore utilizzata dal proprietario per trasportare merci e gente sull'Urubamba. 

Ogni tanto dovevamo attraversare qualche piccola rapida o qualche gorgo, con l'acqua che entrava nella barca o ci spruzzava. 
Tutto intorno a noi la foresta amazzonica, un fitto intreccio di alberi, cespugli e liane. 
Verso mezzogiorno siamo arrivati allo spettacolare Pongo de Mainique, che in lingua machiguenga significa "Porta della scimmia". 
Si tratta di un enorme pezzo di roccia lavica, inciso dal fiume e ricoperto di vegetazione, con numerose cascatelle che scendono attraverso gli alberi. 
Dopo una sosta per pranzare e fare il bagno in una pozza di acqua trasparente, siamo ripartiti per Timpia, che abbiamo raggiunto nel pomeriggio.
La missione era gestita da un anziano frate domenicano, che ci ha concesso l'uso del portico per dormire; è abbastanza organizzata, c'è anche una piccola pista di atterraggio; ci vivono alcune famiglie, che coltivano soprattutto frutta e caffè. 

Il terzo giorno la sfortuna ci ha colpito duramente: una pioggerellina finissima ci ha tormentato per tutta la mattinata e abbiamo dovuto avvolgerci in tutti i teli di plastica di cui disponevamo, riuscendo a bagnarci comunque fino all'osso e patendo decisamente freddo! 
In queste situazioni è fondamentale avere a disposizione dei sacchi di plastica e noi non eravamo molto organizzati. 
Per fortuna il nostro capitano aveva un grande telo per coprire i bagagli.
Alle 13, dopo questo viaggio abbastanza duro, abbiamo raggiunto Tintinikiato, dove per fortuna c'era un camion che aspettava di caricare un po' di indios e merci e poi ripartire.
L'Urubamba è abbastanza popolato, per cui ci sono dei locali che possiedono una barca o un camion e organizzano il trasporto su piccole tratte, facendosi pagare anche abbastanza, perchè la benzina costa. 

All'inizio siamo rimasti seduti in alto sulle assi, per godere del bellissimo paesaggio (non pioveva più ovviamente), con le farfalle coloratissime che ci svolazzavano intorno. 
Col calare del sole siamo dovuti scendere nel cassone per il freddo e stiparci con gli altri passeggeri: ad ogni fermata salivano o scendevano bambini mezzi addormentati, adulti, un tacchino, sacchi di tuberi e bagagli vari. 

Purtroppo il nostro camion aveva un problema ad una ruota e siamo arrivati a Quillabamba alle 4 e mezzo del mattino del quarto giorno. 
Abbiamo dormito qualche ora in un albergo, poi siamo partiti per Cuzco, facendoci 8 ore di treno strapieno: per fortuna la nostra guida era riuscita a prenotare i posti! 

Il bilancio di questa breve incursione in Amazzonia non è stato entusiasmante: un sacco di ore di viaggio massacranti, un piccolissimo "assaggio" di Amazzonia, senza vedere nemmeno un animale e senza contatti con la popolazione locale.
Conviene pagare di più e fare giri meglio organizzati con più giorni a disposizione.

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